4 famose controversie tra brand e street art

Nel 2020 il connubio tra brand e street art è sempre più forte: sono molti i brand che si sono avvalsi del support tecnico e grafico di vari street artist e writer (più o meno famosi) per cercare di coinvolgere un pubblico più giovane e creare qualcosa di diverso.

Pochi, però, sanno che negli ultimi anni ci sono stati alcuni casi in cui i brand hanno fatto una “mossa da scavalloni” ed hanno inserito all’interno delle proprie campagne di advertising dei graffiti writing e delle pareti senza citare o per lo meno contattare gli artisti.

Controversie tra brand e street artist | Episodio 07 Disagismi Urbani | Street Art & Graffiti

Quanto volte i brand sfruttano street art e graffiti per aumentare il proprio appeal o per colpire un target più giovane? Molto spesso per i brand danno per scontato che la street art ed il writing siano utilizzabili gratuitamente, senza alcun riconoscimento. Vediamo assieme tre famose controversie tra artisti e brand.

Il famoso caso Mercedes-Benz

Nel Gennaio 2018 Mercedes-Benz lancia nel mercato automobilistico il suo nuovo fuoristrada 4×4, il G 500, e lo fa con un bellissimo post su Instagram

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Se non ci avete fatto caso, in quanto abbagliati dalla bellezza del fuoristrada, le foto sono state scattate in prossimità di alcuni murales nella città di Detroit, nello specifico nel distretto dell’Eastern Market.

Mercedes-Benz non ha contattato previamente gli artisti e non ne ha citato i nomi.

Questa cosa non è assolutamente piaciuta agli autori dei muri, nomi abbastanza conosciuti nel mondo dei graffiti e della street art come Denial (Daniel Bombardier), Maxx Gramajo, Dabls (James Lewis) e Jeff Soto, i quali hanno deciso di inviare una diffida alla casa automobilista tedesca richiedendo i danni in quanto le foto violavano il diritto d’autore.

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Mercedes-Benz ha inizialmente eliminato i post andando incontro agli artisti, ma ha chiarito subito che non si trattava in nessun modo di un danno nè tanto meno di violazione di diritto d’autore.

Probabilmente con l’idea di ottenere un precedente, Mercedes-Benz ha deciso di rispondere alla diffida cercando di portare in aula i quattro artisti con tanto di prove a suo favore: l’utilizzo delle foto risulterebbe legittimo grazie al Architectural Works Copyright Protection Act una legge che permette di scattare fotografie ai monumenti e gli edifici americani (In pratica una legge salva turisti).

Al momento la controversia è pro Mercedes-Benz, nonostante il giudice abbia lasciato intendere che al giorno d’oggi forse è necessario rivedere alcune leggi e cercare di salvaguardare anche le opere murarie e riconoscerle come proprietà dell’artista e non solo come “pezzo” di un edificio.

Boycott H&M caso virale

Anche il famoso marchio svedese H&M è cascato nella trappola dell’utilizzo improprio (o proprio) del graffiti writing e della street art.

Nel 2018 H&M lancia una nuova linea molto basic, ma con dei richiami urban, e crea uno spot in cui un ragazzo effettua delle acrobazie appoggiandosi ad un muro su cui è presente un graffito.

Anche in questo caso la scelta non è sicuramente stata casuale. Revok, writer autore di tale muro, non è rimasto con le mani in mano ed ha inviato una diffidata alla casa di abbigliamento svedese.

H&M ha subito ritirato lo spot sostenendo non fosse sua volontà quella di sminuire l’operato dell’artista, ma ha anche aggiunto che, trattandosi di un graffito e dunque di un’opera nata da un atto vandalico, non esiste una legge che ne salvaguarda i diritti.

Forse la parte più divertente di questa controversia è stata la campagna virale diffusasi su instagram con hasthag #BoycottH&M

Oakley: piccoli occhiali e muro gigantesco

Sembra un caso, ma anche in questa controversia è del 2018 ed anche qui la dinamica è la stessa: un gruppo multimilionario (Luxottica) che inserisce all’interno della propria campagna di marketing dei muri senza citare o contattare gli artisti.

Il caso di Oakley è interessante perchè non si parla di un semplice post su internet: in questo caso l’azienda famosa per i suoi occhiali da sole sportivi, ma alla moda, ha riprodotto una foto raffigurante un ragazzo davanti ad un graffito su supporto fisico creando cartelloni pubblicitari, cataloghi ed inserendola all’interno di scaffali ed isole per il product displaying.

Non si è fatta attendere la diffida da parte dei due writer Keptione e Dj Rakus: un’opera del genere, nata nel 2015 durante un Meeting of Style, utilizzata da una corporation come Luxottica è stato percepito dai due artisti non solo come una mancanza di rispetto ed una violazione dei diritti di immagine, ma anche come un insulto al loro credo.

La risposta di Luxottica non è stata molto leggera: un’opera viene protetta da copyright quando riconosciuta come tale, con uno stile unico… e secondo Luxottica il muro di Keptione e Dj Rakus era semplicemente un banale graffito, uguale a tutti gli altri.

Insomma, anche in questo caso il grande brand ha cercato di sminuire la creatività dei writer, ma i due sono comunque riusciti a chiarire il loro totale disinteresse verso il brand e ciò che rappresenta.

General Motors The Art of the Drive

Torniamo indietro di qualche anno, al 2017: General Motors lancia una nuova campagna di marketing per promuovere la Cadillac XT5

Smash-vs-GM

Anche in questo caso, prima della pubblicazione, non c’è stato alcun contatto con il creatore del murale.

Ed anche qui il writer, SMASH 137, non ha impiegato molto per diffidare la GM richiedendo i danni per lo sfruttamento improprio della sua opera.

La risposta di General Motors non è stata tanto diversa da quella di Mercedes-Benz: poichè il muro appartiene ad un edificio pubblico, non c’è nessuna violazione di copyright all’atto che permette di fotografare gli edifici liberamente.

Alla fine di tutto, il giudice ha riconosciuto il fatto che l’opera di SMASH 137 ha una rilevanza importante nella foto e nell’ambiente in cui si trova quindi non può essere considerata come parte dell’edificio stesso. Ha dunque diritto ad essere considerata opera a sè stante e quanto tale coperta da copyright. Non ha però accettato la richiesta di rimborso dell’artista.

C’è da dire che una campagna dal nome “THE ART OF THE DRIVE” non voleva sicuramente sfruttare graffiti o street art per promuovere un prodotto.

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