Nel mondo del writing, i Cholo Graffiti rappresentano una voce storica, potente e poco compresa (anche perchè poco conosciuta). Molti associano i graffiti esclusivamente allo stile newyorkese degli anni 70 ed al movimento HipHop, ma pochi sanno che la più antica tradizione di writing negli Stati Uniti nasce ben prima, tra le strade assolate di East Los Angeles, nella cultura latina dei Cholo. In questo articolo faremo un viaggio tra storia, estetica e identità, alla scoperta di un’espressione artistica profondamente radicata nella ribellione e nell’orgoglio. Un invito: leggi fino alla fine, perché capirai che questi graffiti non sono solo segni su un muro, ma documenti visivi di una comunità.

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Cosa si intende per Cholo?
Il termine “Cholo” fa parte dell’identità latino-americana di Los Angeles. Si racconta che sia stato utilizzato nei primi anni del 1900 per definire inizialmente i giovani messicano-americani delle gang di quartiere. Presto il termine ha assunto una connotazione culturale più ampia, rappresentando un’intera estetica: abbigliamento sartoriale, acconciature pompadour, linguaggio Caló (una miscela di slang inglese e spagnolo), lowrider e un codice di comportamento di forte autonomia e fierezza.
Il Cholo è una figura marginalizzata nella società, ma con una fortissima identità, figlia della discriminazione razziale e delle tensioni sociali vissute dalla comunità latina nel dopoguerra. La sua espressione artistica più duratura? Le scritte sui muri, un marchio visivo che urlava al mondo: “Esistiamo, resistiamo e siamo forti”.



Lo stile Cholo Graffiti
Il writing Cholo non nasce come semplice forma espressiva, ma come strumento di sopravvivenza culturale. Risale almeno agli anni ’30, con i primi segni sui muri tracciati da lustrascarpe e operai. A differenza del writing newyorkese, qui non troviamo colori esplosivi, wildstyle intrecciati o continue evoluzioni della lettera. Qui abbiamo a che fare con una calligrafia disciplinata, nera, composta interamente in lettere maiuscole in stile Old English.
Le scritte (chiamate Placas) sono vere e proprie dichiarazioni pubbliche e la composizione è rigorosa: un’intestazione (nome della gang o dello scrittore), un corpo (la roll call dei membri) e una firma (la tag dell’autore). Ogni Placa è un atto di appartenenza e affermazione territoriale, realizzata con cura, spesso con il pennello, rispettando allineamenti precisi e regole visive tramandate da generazioni.
Questi graffiti sono, in senso proprio, “scritture formali di strada”. E, se letti con attenzione, raccontano la storia, la rabbia, la bellezza e la speranza dei quartieri latini di Los Angeles.
Nel tempo, si sono sviluppate anche varianti stilistiche all’interno dei Cholo graffiti: font gotici, ma anche lettere western, lettere a blocchi e persino lo stile corsivo “Teen Angel”, usato per decorare vetri di lowrider o persino nei tatuaggi. Ognuno di questi elementi è parte di un linguaggio visivo coerente, codificato, ma personale, che trasmette emozione, rispetto e identità collettiva.
Differenza tra i Cholo di Los Angeles ed i Writing di New York
Il confronto tra lo stile Cholo di Los Angeles e il graffiti Hip Hop di New York è stato per me illuminante. Mentre il secondo nasce come affermazione individuale, con la voglia di farsi conoscere e di farsi riconoscere in tutta la città, il primo è legato alla dimensione collettiva e territoriale. A New York si scrive il proprio nome ovunque, per esistere; a L.A. si scrive per il quartiere, nel quartiere, e spesso lo fa un solo writer per tutta la gang.
Anche visivamente, le differenze sono marcate: il writing newyorkese evolve in forme libere, colori accesi e stili personalizzati; quello Cholo resta disciplinato, monocromo, rituale, come una forma di calligrafia da codice medievale. Entrambi, però, nascono da una madre comune: la ribellione. Cambia solo il padre: lo stile.
La cultura Cholo, peraltro, non ha mai puntato sull’impresa del writer solitario che conquista la città. È una cultura legata ai clan e le gang, ristretta a micro-quartieri, dove la lealtà territoriale prevale sulla visibilità globale. Scrivere fuori dal proprio isolato era considerato irrispettoso. E ancora oggi, molti writer Cholo continuano a scrivere solo in quella che considerano “casa propria”.
Cholo e contaminazioni esterne

Negli ultimi decenni, lo stile Cholo ha cominciato a influenzare molte altre sottoculture visive. Le crew di graffiti Hip Hop di Los Angeles oggi incorporano spesso elementi Cholo nei propri lavori, specialmente nella scelta delle lettere e nella composizione formale. Il revival delle lowrider, la moda street vintage e persino il design grafico pubblicitario devono molto a questa estetica.
Il Cholo graffiti ha anche ispirato artisti legati al mondo della fotografia (come Gusmano Cesaretti), della calligrafia asiatica e del tatuaggio. Questo melting pot ha portato a una contaminazione visiva e simbolica tra i codici del writing e quelli della cultura pop globale. Eppure, nonostante questa apertura, lo stile Cholo è rimasto puro, fedele alle sue radici. Ancora oggi, molte scritte murali a East L.A. sono indistinguibili da quelle di quarant’anni fa: stesso font, stessa intenzione, stesso messaggio.
Il Cholo graffiti oggi non è più solo un codice di strada, ma è diventato un linguaggio visivo globale, capace di parlare di identità, comunità e dignità con una potenza che travalica muri e confini.
Il mio consiglio? Non guardare il Cholo graffiti come un segno di degrado urbano, ma come una forma d’arte locale: è la voce di chi, per decenni, non ha avuto altro mezzo per raccontarsi. E oggi merita di essere letta, capita e rispettata.
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