Cosa significano i numeri nel mondo dei graffiti?

Molto spesso i writer scelgono il proprio nome o nickname e lo cambiano nel tempo perchè si stancano o perchè sono stati bruciati. Quelli che spesso accade è che alla fine del nome scelto vengono inseriti dei numeri. Ma cosa significano questi numeri nel mondo del graffiti writing? Potrebbero non significare nulla, ma potrebbero anche avere un significato molto importante: vediamo alcuni significati assieme.

Cosa è la street art? | Episodio 01 Disagismi Urbani | Street Art & Graffiti

Cosa è la street art? una domanda a cui non è sicuramente facile rispondere. Proviamo a capire oggi cosa si intende con questo termine e da dove ha origine il tutto

Quali significati hanno i numeri nel graffiti writing? Ecco la risposta

Il numero alla fine del nome di un writer può avere diversi significati. E’ importante fare una premessa: i primi tagger, come ad esempio JULIO204 e TAKI183 (clicca sui nomi per leggere gli articoli dedicati a questi due padri fondatori del movimento), avevano sempre un numero all’interno del loro nome e questa cosa non solo era normale, era fondamentale poiché permetteva di riconoscere perfettamente chi si nascondesse dietro a quelle tag. Ma quale era il motivo che spingeva i primi tagger e writer ad inserire questi numeri nei propri nomi negli anni 80?

L’indirizzo o l’area di appartenenza del writer

In passato era fondamentale aggiungere alla fine del proprio nome un numero: questa informazione permetteva di farsi riconoscere e di sottolineare quale fosse la propria area di origine. Il tagging ed il writing nascono tra le vie di New York e quei numeri tra la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 80 indicavano la “strada” di provenienza del writer.

Così TAKI183 era composta dal nome TAKI e 183rd, cioè 183esima strada. JULIO204 era composta da JULIO e 204th, cioè 204esima.

Oggi questa usanza si è persa, anche perchè il “game” è cambiato: mentre prima l’obiettivo era farsi conoscere, adesso l’obiettivo e farsi riconoscere il meno possibile e quindi inserire la via di appartenenza nel proprio nome non è consigliato.

In italia, negli ultimi anni, si sta diffondendo (nuovamente) la voglia di “marcare” e “sottolineare” il proprio territorio utilizzando i CAP o gli ultimi 3 numeri del cap del proprio comune. Penso si tratti di una cosa molto interessante che sta riportando un senso di appartenenza che si stava spegnendo

Il nome della propria crew

Spesso succede che i writer aggiungano alla fine del proprio nome dei numeri per ricordare l’appartenenza ad una crew. Siamo abituati a pensare alle crew come gruppi identificati da delle iniziali, ma ne esistono diverse che invece utilizzano i numeri per differenziarsi.

Non è una prassi esclusiva del mondo dei graffiti, anche nella musica ultimamente si è diffuso l’utilizzo di numeri per indicare un gruppo o un collettivo come ad esempio la LoveGang126 oppure il più famoso 777 della DPG.

Infine, in alcune situazioni, i writer trasformano l’acronimo della propria crew in numeri, per creare nei pezzi qualcosa di diverso, e quindi per esempio DFE CREW diventa 465 CREW (4 = quarta lettera etc..)

Indicare di essere il primo e di lavorare da solo

In contrapposizione all’utilizzo spiegato nel precedente punto, il numero 1, scritto anche come ONE o ONER alla fine del proprio nome da writer, si utilizza per mandare un messaggio a tutto l’ambiente.

Storicamente l’uno stava ad indicare il fatto che tra tutti gli utilizzatori di quel nome, quel writer era il primo. Attenzione: non il migliore, ma il primo ad aver scelto di utilizzarlo. Anziché usare “the first” che suona oggettivamente male e presuntuoso, alcuni writer e tagger, accortisi di tag con lo stesso nome in giro, iniziarono a scrivere “ONE” o “ONER” alla fine del proprio nome per rivendicarne il primo utilizzo.

Col passare del tempo ONE ed ONER sono diventati sinonimi di “solo”: un writer che lavora in maniera indipendente, senza una crew, spesso aggiunge il suffisso ONE o ONER. Non per forza il writer non fa parte di crew, semplicemente lo può utilizzare per indicare che un determinato lavoro è stato effettuato da solo.

L’anno di esecuzione del pezzo

Forse banale, ma neanche troppo: i numeri possono essere utilizzati per indicare l’anno in cui un pezzo è stato chiuso oppure una tag scritta su un muro.

I più grandi pittori hanno sempre firmato le proprie opere e quindi perchè non dovrebbero farlo i writer? Questa cosa inoltre permette di datare pezzi e tag che, per una persona come me, è una cosa importantissima.

Incrociare una tag del 2000 per esempio mi fa capire che da oltre 20 anni quel muro non è stato “pulito” e che soprattutto nessuno ha mai osato scriverci sopra: questo aiuta a comprendere il rispetto che una persona può essersi guadagnata nel tempo.

Sotto, in foto, un pezzo del 97 a Milano.

Altre varie ed eventuali

Non sapevo bene come indicare questo quinto punto, quindi sono rimasto sul generico. I numeri dei nomi dei writer a volte non indicano nulla, altre volte invece hanno un significato più profondo, conosciuto solo a pochi intimi.

Si può sostituire le lettere con dei numeri, ad esempio la I diventa 1, la A diventa 4 e la S diventa 5. Oppure si può inserire il proprio numero fortunato. O ancora usare il più classico e divertente 69.

In lingua inglese i numero possono essere sostituiti ad interi fonemi, ad esempio TODAY può diventare 2DAY oppure FORECAST può diventare 4CAST e così via.


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